AUTISMO: oltre la diagnosi. Guarigioni silenziose, verità negate.
- curenaturali.autoimmuni@gmail.com
- 1 giu
- Tempo di lettura: 8 min
Aggiornamento: 11 giu

Quando la scienza ha paura della speranza.
Ci sono bambini che iniziano a parlare dopo anni di silenzio.
Ci sono adulti che trovano la loro strada, dopo che il mondo li aveva già archiviati come “persi”.
Succede. Davvero.
E non sono miracoli.
Sono storie vere. Ma nessuno le racconta.
Perché nel mondo dell’autismo dire la parola guarigione è quasi una bestemmia.
Anche solo parlare di miglioramenti profondi fa paura.
Troppa.
Così si preferisce negare.
Dire che sono “eccezioni”. O errori di diagnosi.
Più comodo. Più sicuro.
Ma la verità è un’altra: c’è chi ce la fa.
Grazie all’amore, alla scienza, alla tenacia.
Grazie a terapie giuste, alla fiducia, a uno sguardo che non molla.
Non tutti. Non sempre. Ma alcuni sì.
E se smettessimo di avere paura della speranza?
Se cominciassimo ad ascoltare le voci di chi è uscito dal buio?
Questa non è una favola.
È un’altra storia possibile.
E merita di essere conosciuta.
Il mondo si muove: ricerca, apertura, coraggio:
In Stati Uniti, Canada, Germania, Regno Unito, Australia, la scienza non ha ancora trovato “la cura”, ma ha smesso di censurare la possibilità del cambiamento:
• In Canada, l’Ontario Autism Program finanzia interventi multidisciplinari intensivi, che integrano comportamento, comunicazione, corpo, ambiente e affetti.
• In Australia, grazie al NDIS, le famiglie ricevono supporti concreti per accedere a terapie personalizzate, con spazio per approcci innovativi e alternativi.
• Nel Regno Unito, il sistema NHS prevede linee guida aggiornate che riconoscono i miglioramenti funzionali nel tempo, pur mantenendo una diagnosi.
• In Germania, si sperimentano modelli educativi integrati tra scuola e clinica, con apertura crescente alla medicina complementare (nutrizione, fitoterapia, regolazione del microbiota).
• Negli Stati Uniti, centri come il Kennedy Krieger Institute e progetti come Tismoo (in Brasile) lavorano su medicina di precisione, terapie genetiche, “minicervelli” e approcci rigenerativi.
Ovunque, il paradigma si sta spostando: dalla gestione del sintomo alla trasformazione profonda dell’essere.
Con cautela, ma senza censure.
E l’Italia? Una finta eccellenza che silenzia il possibile.
Nel nostro Paese si moltiplicano i convegni, le linee guida, le Giornate Mondiali.
Ma la verità è un’altra: in Italia non si può parlare di guarigione dall’autismo senza essere etichettati come ciarlatani o illusi.
• Non esiste alcun registro nazionale che monitori i miglioramenti clinici significativi.
• Le famiglie che raccontano regressioni sintomatiche profonde vengono ignorate o screditate.
• I medici che osano proporre integrazioni (nutrizione ortomolecolare, neurofeedback, spiritualità incarnata, bioterapia) sono ostracizzati o ridotti al silenzio.
• Dopo i 18 anni, le persone autistiche spariscono dai radar istituzionali, se non come “costi da gestire”.
Il vero dramma? Non è solo la mancanza di cure: è la mancanza di coraggio epistemologico.
L’Italia, con le sue potenzialità creative, umane e spirituali, potrebbe essere un faro. E invece si rifugia nella burocrazia, nella paura, nel sospetto. Chi guarisce è un problema. Perché rompe il racconto ufficiale.
Chi sono i veri scienziati?
I veri scienziati non sono quelli che difendono dogmi, ma quelli che osano osservare l’impossibile. Chi lavora con l’autismo lo sa: a volte un abbraccio cambia più di una terapia. A volte un cavallo, una canzone, un’alimentazione diversa, o uno sguardo d’amore disattivano il panico neurologico, la dissociazione, la solitudine radicale.
Conclusione: l’Italia deve scegliere!
O continuiamo a raccontarci che l’autismo è “per sempre” – per proteggere i bilanci, i protocolli e le paure –
oppure iniziamo ad ascoltare chi sta già guarendo, anche se non ha ancora un nome su PubMed.
Guarire non è tornare “normali”. È smettere di soffrire. Di essere prigionieri. Di essere invisibili.
E questo, in tutto il mondo, sta già accadendo.
Tranne che dove si nega l’evidenza per non perdere il potere.
Fonti Ufficiali su Guarigioni e Miglioramenti Clinici nell’Autismo
Di seguito sono elencate, suddivise per nazione, alcune fonti primarie e affidabili che documentano casi di significative migliorie cliniche (quando non vere e proprie guarigioni) in persone con disturbo dello spettro autistico. Non sono state incluse:
• teorie senza validazione scientifica,
• opinioni personali senza supporto clinico,
• siti che propongono terapie a pagamento non provate.
Ogni fonte include un link diretto e una breve descrizione del contenuto. Sono privilegiate pubblicazioni scientifiche peer-reviewed, programmi sanitari ufficiali e iniziative di ricerca pubbliche, escludendo fonti speculative o commerciali.
Canada
• Studio sul programma intensivo IBI in Ontario (TPAS) – Valutazione del Toronto Preschool Autism Service, un programma pubblico intensivo di analisi comportamentale applicata. Dopo il trattamento, si è osservata una riduzione significativa della gravità dell’autismo (punteggio medio CARS da ~36 a ~31) e miglioramenti nelle abilità adattive. In particolare, tra i bambini con diagnosi iniziale più lieve, il 44% non rientrava più nello spettro autistico alla fine dell’intervento , indicando progressi clinici notevoli. Questa ricerca, condotta su decine di bambini in età prescolare, conferma che interventi intensivi e precoci possono produrre importanti miglioramenti comportamentali e cognitivi.
Australia
• Trial neonatale “iBASIS-VIPP” (Telethon Kids Institute) – CliniKids (Università dell’Australia Occidentale) ha guidato uno studio clinico randomizzato su una terapia precoce rivolta a neonati di 9-14 mesi a rischio di autismo. Pubblicato su JAMA Pediatrics, lo studio è il primo al mondo a dimostrare che un intervento precoce preventivo può portare i bambini a non soddisfare più i criteri diagnostici del disturbo. In pratica, i bambini che hanno ricevuto la terapia hanno mostrato uno sviluppo socio-comunicativo talmente migliorato da scendere sotto la soglia diagnostica per l’autismo a 3 anni . Solo un terzo dei bambini trattati ha ricevuto diagnosi di ASD a 3 anni, rispetto al gruppo di controllo (che riceveva le cure usuali) . Questo programma, basato sul coinvolgimento guidato dei genitori (video-feedback per supportare la responsività ai segnali del bambino), evidenzia quanto un intervento nella primissima infanzia possa mitigare o prevenire i sintomi autistici.
Stati Uniti
• NIH – Bambini che perdono la diagnosi di autismo – Un comunicato ufficiale del National Institutes of Health descrive uno studio longitudinale finanziato dall’NIH che ha documentato la perdita della diagnosi in un gruppo di bambini precedentemente autistici. Pur essendo stati diagnosticati accuratamente da piccoli, alcuni bambini non presentavano più sintomi né la diagnosi di autismo anni dopo . La ricerca, guidata dalla prof.ssa Deborah Fein (Università del Connecticut), ha confrontato 34 bambini con “esito ottimale” con coetanei ancora autistici, confermando mediante valutazioni cliniche approfondite che un sottoinsieme di individui può uscire dallo spettro autistico. Questo fenomeno, raro ma reale, suggerisce che interventi intensivi e mirati in età precoce possano portare a miglioramenti tali da rendere il bambino indistinguibile dai coetanei . L’NIH sottolinea comunque che la maggior parte delle persone con autismo mantiene la diagnosi, ma questi risultati ampliano le possibilità di prognosi.
• Studio Early Start Denver Model (RCT) – Pubblicato su Pediatrics (2010), è il primo trial clinico randomizzato controllato a dimostrare l’efficacia di un intervento comportamentale precoce (il Denver Model, combinazione di approccio evolutivo e ABA) per migliorare le capacità cognitive e adattive nei bambini autistici piccoli . In questo studio, 48 bimbi con ASD (18-30 mesi) sono stati assegnati a 2 anni di terapia ESDM intensiva oppure alle terapie usuali disponibili nella comunità. Risultati salienti: il QI medio del gruppo ESDM è aumentato di ~17,6 punti (vs ~7 punti nel gruppo di controllo), e le abilità di adattamento del gruppo trattato sono cresciute mantenendosi nel range di sviluppo tipico, mentre il gruppo di controllo mostrava maggior ritardo . Inoltre, alcuni bambini ESDM hanno avuto un cambiamento di diagnosi, passando da autismo ad una forma più lieve (Disturbo Pervasivo NAS) . Gli autori (Dawson et al.) concludono che l’ESDM ha ridotto la gravità della diagnosi di ASD, evidenziando l’importanza cruciale di una diagnosi e intervento precoci per migliorare significativamente la traiettoria clinica .
Regno Unito
• Trial PACT – Intervento precoce mediato dai genitori – Il Preschool Autism Communication Trial (PACT), finanziato dal Medical Research Council nel Regno Unito, ha valutato un training di comunicazione sociale rivolto ai genitori di bambini autistici prescolari. I risultati a lungo termine, pubblicati su The Lancet (2016), mostrano benefici sostenuti a 6 anni dalla terapia. In particolare, i bambini che avevano ricevuto l’intervento PACT in età prescolare presentavano, anni dopo, sintomi complessivi meno gravi rispetto al gruppo di controllo (terapie usuali) . Si è osservata una riduzione del 17% della quota di bambini con sintomatologia severa nel gruppo PACT rispetto al controllo a distanza di sei anni . Inoltre, il trattamento ha prodotto miglioramenti duraturi nella comunicazione sociale e una riduzione dei comportamenti ripetitivi . Gli esperti sottolineano che è la prima dimostrazione di un effetto così a lungo termine sui sintomi nucleari dell’autismo, precedentemente ritenuti molto resistenti al cambiamento . Questo studio pionieristico (guidato dal prof. Jonathan Green, Univ. Manchester) indica che coinvolgere precocemente i genitori nella terapia può modificare positivamente il decorso dell’autismo, pur restando necessari supporti successivi per le altre sfere (linguaggio, ansia, ecc.) .
Germania
• Ministero Ricerca (BMBF) – Terapie efficaci nell’autismo – Il portale di ricerca sanitaria tedesco (Bundesministerium für Bildung und Forschung) afferma in un focus dedicato all’ASD che l’autismo non è guaribile, tuttavia interventi comportamentali ed educativi possono migliorare sensibilmente le capacità socio-comunicative e le abilità quotidiane dei soggetti, incrementando significativamente la qualità di vita loro e delle famiglie . Questa posizione ufficiale, basata sulle evidenze cliniche, sottolinea l’importanza di interventi abilitativi strutturati pur in assenza di una “cura” risolutiva.
• Programma A-FFIP (studio multicentrico) – In Germania è in corso la valutazione del Frankfurter Frühinterventionsprogramm (A-FFIP), un programma integrato di intervento precoce per bambini con ASD in età prescolare. Nel registro trial DRKS si evidenzia che tale approccio si basa su tecniche comportamentali naturalistiche, dato che studi precedenti hanno mostrato come interventi evolutivo-comportamentali (NDBI) nel contesto naturale possano migliorare i sintomi specifici dell’autismo nei più piccoli . A-FFIP, sviluppato nel sistema sanitario tedesco, viene confrontato con la riabilitazione usuale per misurarne l’efficacia sui sintomi nucleari, sullo sviluppo cognitivo-linguistico e sul benessere familiare. Questo progetto, sostenuto dalla Deutsche Forschungsgemeinschaft, riflette l’impegno tedesco nel verificare con rigore scientifico i miglioramenti clinici ottenibili tramite interventi precoci intensivi.
Italia
• Istituto Superiore di Sanità – Interventi precoci efficaci – L’ISS segnala, in un proprio focus, prove scientifiche recenti a sostegno dell’efficacia di terapie abilitative intensive nei primi anni di vita. In particolare, studi clinici di alta qualità hanno dimostrato che intervenendo in età prescolare (es. modello Denver avanzato – ESDM) è possibile ottenere miglioramenti nelle capacità cognitive (QI) e nei comportamenti adattativi, con una riduzione della gravità della diagnosi di autismo . Un approccio precoce integrato, che coinvolge attivamente genitori e contesto educativo, ha mostrato esiti incoraggianti, pur su campioni limitati, ribadendo l’importanza di una diagnosi e presa in carico tempestive. Anche l’approccio Lovaas è citato con protocolli intensivi precoci (EIBI) mirati a potenziare comunicazione e socializzazione . L’ISS conclude che, sebbene non esista una “cura” risolutiva, trattamenti comportamentali intensivi precoci possono migliorare sensibilmente i sintomi autistici e lo sviluppo globale.
• Studio italiano su bambini con prognosi ottimale (Protocollo T.U.L.I.P.) – Un gruppo di ricerca dell’Istituto di Ortofonologia di Roma ha seguito 49 bambini con ASD, identificando indicatori predittivi di miglioramento clinico significativo. Dallo studio (pubblicato su Autism Open Access) emerge che alcuni bambini, opportunamente stimolati sul piano emotivo-relazionale, mostrano nel tempo un notevole miglioramento al punto da uscire dalla condizione autistica . In particolare, i ricercatori hanno sviluppato il protocollo “TULIP” per individuare profili di bambini che rispondono positivamente al trattamento e migliorano la sintomatologia autistica, monitorando l’evoluzione dei punteggi ADOS . I risultati indicano che i bambini che presentavano inizialmente migliori abilità di “comprensione delle intenzioni altrui” e di “contagio emotivo” hanno effettivamente migliorato i sintomi con la terapia, e alcuni di essi hanno avuto un cambio positivo della diagnosi ADOS (uscendo dallo spettro) . Questo studio longitudinale (7 anni) tutto italiano fornisce evidenza che, in presenza di determinate risorse socio-cognitive, interventi mirati possono portare una quota di bambini a non essere più diagnosticati come autistici, aprendo la strada a protocolli di trattamento personalizzati in base al potenziale evolutivo.
Le fonti citate includono pubblicazioni scientifiche (riviste Pediatrics, The Lancet, Autism Open Access, ecc.), comunicati istituzionali (NIH, ISS, BMBF) e registri/programmi sanitari ufficiali, a garanzia dell’affidabilità e verificabilità delle evidenze riportate.
Salute Igiene e Terapie
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